Professor Federico Fabbrini (Professore Ordinario di Diritto dell’UE e Direttore Fondatore del Dublin European Law Institute, DCU)

Sì! La Comunità Europea di Difesa (CED) è stata istituita da un Trattato concluso tra sei stati: Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia, Italia e Repubblica Federale di Germania. Il Trattato CED fu firmato a Parigi, presso il Quai d’Orsay, il 27 maggio 1952 dai Primi Ministri delle alte parti contraenti. L’Articolo 131 del Trattato CED richiedeva che tutti e sei gli stati membri ratificassero il trattato secondo le loro norme costituzionali affinché la CED potesse entrare in vigore – e quattro dei sei stati lo ratificarono prontamente. In Germania, la Corte Costituzionale confermò la costituzionalità del Trattato CED con una sentenza del 7 marzo 1953, aprendo la strada alla ratifica da parte del Bundestag tedesco il 19 marzo 1953 e del Bundesrat il 15 maggio 1953. I Paesi Bassi ratificarono il Trattato CED il 23 luglio 1953, il Belgio il 26 novembre 1953 e il Lussemburgo il 7 aprile 1954. Per ragioni politiche, tuttavia, il processo di ratifica fu ritardato in Italia e Francia.

L’Italia non aveva obiezioni fondamentali alla ratifica della CED, ma cercava di sfruttare il proprio consenso al trattato per ottenere concessioni sullo status della città di Trieste, allora in una situazione di limbo. Tuttavia, il 30 agosto 1954 l’Assemblea della Quarta Repubblica Francese votò con 319 voti contro 264 per rinviare la discussione sulla ratifica del Trattato CED.

Eppure, la fine della CED potrebbe essere stata dichiarata prematuramente. Come ho spiegato in un documento più ampio, da un punto di vista giuridico, il Trattato CED potrebbe essere rilanciato. Poiché quattro stati su sei lo hanno ratificato e non hanno mai revocato la loro ratifica, basterebbe che Francia e Italia approvassero il Trattato affinché la CED diventi operativa – oggi. Dal punto di vista del diritto internazionale pubblico, una volta che un trattato è firmato e ratificato, non è considerato morto per gli stati che hanno espresso il loro consenso a esserne vincolati, anche se non è ancora entrato in vigore.

La Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati (CVDT) del 1969 – un accordo considerato largamente come codificazione del diritto internazionale consuetudinario – è chiara su questo punto. Secondo l’Articolo 14 della CVDT, “[i]l consenso di uno Stato ad essere vincolato da un trattato è espresso mediante ratifica quando: (a) il trattato prevede che tale consenso sia espresso mediante ratifica.” Inoltre, l’Articolo 55 della CVDT chiarisce che “[s]alvo diversa disposizione del trattato, un trattato multilaterale non si estingue solo per il fatto che il numero delle parti scende al di sotto del numero necessario per la sua entrata in vigore.” Infine, la CVDT prevede anche norme sulla denuncia dei trattati o sul recesso dagli stessi, con l’Articolo 65 che introduce una procedura obbligatoria per denunciare o terminare un trattato, che include la notifica alle altre parti dell’intenzione di non essere più vincolati dal trattato.

Alla luce di quanto sopra, sembra che il Trattato CED – pur non essendo in vigore – vincoli tecnicamente ancora i quattro stati membri che lo hanno ratificato. Poiché Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo hanno ratificato il Trattato CED – in conformità con l’Articolo 14 della CVDT – e non lo hanno mai denunciato – come previsto dagli Articoli 56 e 65 della CVDT – il trattato è ancora vivo per loro.

Allo stesso tempo, dal punto di vista del diritto costituzionale interno, non c’è nulla che impedisca all’Italia o alla Francia di votare sulla ratifica del Trattato CED oggi. In Italia, il Parlamento non è mai stato chiamato a votare sulla CED e l’Articolo 11 della Costituzione del 1948 obbliga lo Stato a partecipare a organizzazioni internazionali volte a garantire la pace. In Francia, la Costituzione del 1958 è aperta alla conclusione di accordi internazionali e, dal 1992, include disposizioni specifiche sull’appartenenza all’UE. Inoltre, non esiste alcuna norma scritta – né nella Costituzione, né nelle leggi che regolano il funzionamento del Parlamento, né nei regolamenti interni dell’Assemblea Nazionale o del Senato – che impedisca al Parlamento di considerare nuovamente il Trattato CED.

In conclusione, se Francia e Italia votassero a favore del Trattato, la CED potrebbe essere giuridicamente rilanciata ed entrare in vigore oggi. Non è raro, infatti, che vi sia un intervallo significativo tra la firma di un trattato e la sua entrata in vigore. Questo è particolarmente vero per i trattati multilaterali che richiedono un certo numero di ratifiche prima di diventare operativi. Inoltre, vi sono importanti precedenti storici in diritto costituzionale comparato di procedure di ratifica che hanno richiesto oltre cento anni! Ciò fa ben sperare per gli sforzi di risvegliare il Trattato CED, che, dopotutto, è rimasto dormiente solo per 72 anni.