Professoressa Catherine De Vries (Università Bocconi)

Il ritorno di “America First” con il presidente Donald Trump alla Casa Bianca ha spaventato gli europei. Il panico per il ritorno dell’isolazionismo americano forse dice di più sull’Europa che sugli Stati Uniti. Esso dimostra come gli europei, ormai da decenni, si sono, in modo “quasi irresponsabile,” resi dipendenti da una potenza straniera per la propria sicurezza. Questo non è un episodio isolato, ma piuttosto parte di una più pericolosa ingenuità nel pensiero europeo su come tutelare la prosperità e la sicurezza del continente. L’invasione russa dell’Ucraina ha messo in evidenza in modo doloroso come i paesi europei abbiano fatto affidamento su una potenza straniera per ottenere energia a basso costo.

Dal primo trionfo elettorale di Trump nel 2016, i politici europei parlano della necessità che l’Europa stia sulle proprie gambe. Nel 2017, dopo che Trump ha ostacolato un vertice della NATO a cui aveva partecipato, l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel aveva esposto pubblicamente la sua frustrazione: “I tempi in cui possiamo contare completamente sugli altri sono un finiti, come ho sperimentato negli ultimi giorni,” disse. “Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani.” Tuttavia, nei 7 anni successivi, i politici europei, compresa la cancelliera tedesca, hanno fatto ben poco per rendere l’Europa più autosufficiente sul piano della difesa.

La seconda elezione di Trump arriva in un momento molto sfortunato per l’Europa, che non si è acora ripresa economicamente dalla pandemia. Se Trump dovesse mantenere la sua promessa di aumentare le tariffe, ciò avrebbe gravi conseguenze per l’Europa. La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha dichiarato la scorsa settimana che l’aumento delle tariffe di importazione sui beni europei potrebbe portare a una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Ciò potrebbe danneggiare ulteriormente l’economia europea, ha avvertito. Se l’Europa rimane bloccata su un sentiero di bassa produttività e crescita, il nostro continente rischia sempre di più di diventare il campo di gioco delle influenze di altre potenze maggiori. Recenti rapporti, tra cui quello dell’ex presidente della BCE Mario Draghi, sulla competitività europea e sul mercato interno lo confermano. Sullo sfondo delle guerre in Ucraina e Gaza e di un ulteriore raffreddamento dei rapporti tra Cina e Stati Uniti, un’Europa meglio equipaggiata per tutelare la propria prosperità e sicurezza è fondamentale.

Non sarà necessariamente una questione di piani politici, molti dei quali esistono, come il rapporto Draghi, ma piuttosto una questione di volontà politica dei politici nazionali di agire insieme e di consentire all’Europa di raggiungere il suo pieno potenziale per affrontare questo momento difficile. Questi politici devono tendere verso e capire cosa pensano i propri cittadini. Insieme a Isabell Hofmann, ho condotto un sondaggio tra i cittadini europei chiamato eupinions e abbiamo esaminato come i cittadini europei valutano il ruolo dell’Europa nel mondo e la necessità di cooperazione nell’UE e nella NATO.

I nostri risultati suggeriscono che, sebbene gli europei continuino a vedere negli Stati Uniti il loro alleato più prezioso e siano favorevoli alla NATO, otto anni di iper-polarizzazione americana e messaggi contrastanti all’estero hanno avuto il loro effetto. Se nel 2017 solo il 25% degli europei concordava sul fatto che fosse giunto il momento per l’Europa di andare per la sua strada, nel 2024 il 63% degli europei è d’accordo. Il 73% degli europei vuole che l’UE assuma maggiori responsabilità a livello internazionale. Il 64% degli europei vede la NATO come la pietra angolare della loro sicurezza.

I cittadini europei sembrano comprendere la necessità di una maggiore cooperazione in materia di sicurezza e affari esteri in Europa per affrontare le crescenti sfide geopolitiche. Il pubblico europeo valuta chiaramente le iniziative di cooperazione istituzionale che sono state costruite nel secolo scorso, principalmente nel contesto della NATO. Allo stesso tempo, soddisfare le richieste per potenziare le capacità interne e collaborare con altri attori internazionali rappresenta un equilibrio che sarà difficile da raggiungere. La responsabilità di guidare le relazioni transatlantiche in questo momento geopoliticamente complesso spetta ai nuovi leader europei e americani. Se falliscono, le conseguenze si faranno sentire per generazioni. In questo contesto, la Comunità di European di Difesa si distingue come un meccanismo fondamentale sia per potenziare le capacità di difesa dell’Europa sia per mantenere una forte connessione con la NATO.